giovedì 6 dicembre 2007
mercoledì 5 dicembre 2007
prenda e oro
Non potho reposare amore e coro pensende a tie soe donzi momentu. No istes in tristura prenda e oro né in dispiacere o pessamentu. T'assicuro ch'a tie solu bramo, ca t'amo forte t'amo, t'amo, t'amo. Amore meu prenda de istimare s'affettu meu a tie solu est dau; s'are iuttu sas alas a bolare, milli bortas a s'ora ippo bolau; pro benner nessi pro ti saludare, s'attera cosa non a t'abbissare. Si m'esseret possibile d'anghelu d'ispiritu invisibile piccabosas formas; che furabo dae chelu su sole e sos isteddos e formabo unu mundu bellissimu pro tene, pro poder dispensare cada bene.
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mercoledì 28 novembre 2007
Bahamut e Antonio sso cuggini!
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martedì 27 novembre 2007
a me mi piace
Guglielmo ha un reggipetto che se lo mette spesso nel cuore della notte come se fosse adesso.Adesso che Gesù ha un clan di menestrelli che parte dai blue jeans e arriva a Zeffirelli e tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire per amore.Ho un nano nel cervello, un ictus cerebrale, bagni di candeggina, voglio sentirmi uguale uguale a un gatto rosa per essere sporcato e raccontare a tutti che sono immacolato e tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire per amore.A me mi piace vivere alla grande già girare tra le favole in mutande ma il principe dormiva, la strega si è arrabbiata e nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata. A me mi piace vivere alla grande già girare tra le favole in mutande ma il principe dormiva, la strega si è arrabbiata e nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata. E il padre di mia moglie mi aveva sempre detto portala dove vuoi ma non portarla a letto, a letto dove dormo, dove se posso sogno, dove non so capire se ho voglia o se ho bisogno e tu mi vieni a dire che adesso vuoi morire per amore ! A me mi piace vivere alla grande giàgirare tra le favole in mutande ma il principe dormiva, la strega si è arrabbiata e nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata. A me mi piace vivere alla grande già girare tra le favole in mutande ma il principe dormiva, la strega si è arrabbiata e nei tuoi occhi verdi quella lacrima è spuntata.
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venerdì 23 novembre 2007
Tideland
Pubblicato da daniela alle 18:15
mercoledì 21 novembre 2007
Ian Curtis su pellicola
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giovedì 15 novembre 2007
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Something about men
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lunedì 12 novembre 2007
Caffè e mirtilli blu
mi dice "sai che c'è? io ho sempre fatto casino col cibo"... è un bel modo per dirlo, penso. Per quel che mi riguarda ho sempre fatto molto molto casino col cibo. Perchè il cibo è una specie di equazione il cui risultato fa a volte parte del reale a volte dell'irreale, ma è sempre amore. Amore. Così io la guardo. I suoi occhi grandi somigliano a due uova in padella, e sulla sua pelle qualunque cibo potrebbe trovare il giusto punto di cottura in meno di 40 secondi. I suoi occhi sono uova cotte al sole del deserto. Quando ci cacciano dal bar alle due di notte, e lei è andata via dicendo ci sentiamo presto, ti faccio uno squillo quando torno a casa, io mi ritrovo solo. Ho come l'impressione di una rivelazione. Ho come l'impressione che nel suo casino e nel suo cibo ci sia la chiave. Voglio stare lì fra il suo cibo e il suo casino, tra il sale sparso e il basilico sul davanzale. Voglio stare lì, nel suo cuore, accanto al barattolo di Yogurt scaduto da 5 giorni e il cespo d'insalata. Aveva detto anche "io non vorrei finire così". Quella mattina una vecchia del suo palazzo era stata portata via dagli infermieri. La croce verde che le recapitava le medicine a casa il giovedì, aveva avuto un singolare incidente con la signora in questione. "Si, insomma quelli sono saliti, e pare che insieme al caffè che gli offriva sempre abbia propinato agli infermieri anche dei biscotti fatti da lei. Il problema è che nei biscotti la vecchia ci ha messo..bè ci ha messo palline di coniglio.." "come palline di coniglio? che vuol dire?" "si..insomma cacca di coniglio..la signora ha un coniglio nero da compagnia e invece di gocce di cioccolato ci ha messo cacca di coniglio!...o insomma...questo è quello che ha detto la portinaia..." Con le dita rincorreva un pistacchio sul tavolo, e guardava in basso. Presi la sua manina e mela portai alla bocca. Un piccolo bacio sulla punta delle dita salate. Un piccolo bacio per scacciare la paura della solitudine e della follia. Mancavano pochi giorni al suo compleanno. Avrei preparato per lei un dolce, del tutto speciale. Così quella notte non mi addormentai subito, ma ad un certo punto mi dovetti alzare a scrivere un piano di battaglia: Domenica: porta portese, mixer elettrico Lunedì: mercato, mirtilli blu, marmellata di more, caffè solubile, mandorle poi burro latte farina uova e zucchero. è tutto? no. Chiamare mamma. Mi addormentai sognando me stesso nudo con un cappello da cuoco in testa invece che in mutande alla scrivania. Il pomeriggio di lunedì tutto era pronto. iniziai col preparare la pasta della crostata. Che poi si fa così: Si mescolano tutti gli ingredienti insieme col mixer elettrico, iniziando dallo zucchero con il burro un pò ammorbidito, io il mio lo misi un pò sul davanzale sotto il sole, poi l'uovo e la scorza grattugiata di un limone. Cazzo, e io il limone non l'avevo comprato. Mi misi a frugare dentro il frigo, dentro la dispensa, alla ricerca di un limone anche mezzo ammuffito, anche mezzo limone. No. Non l'ombra. Citofonare ai vicini? non sene parla. Ogni volta, in queste situazioni, associo la mia timidezza alla pubblicità di axe, quand'ero bambino c'era l'uomo che non deve chiedere mai. Rassicurante. In quell'istante, bloccato come un coglione davanti al frigo, con la grattugia in mano presi a grattarmi lievemente le unghie sulla superficie in cerca di una soluzione. E lì fu facile..mi guardai le mani e decisi che nella torta avrei grattugiato le mie unghie al posto del limone. Ma dovevo polverizzarle. Il mixer era occupato, presi il minipimer. mi tagliai le unghie una ad una e le polverizzai frullando al massimo della velocità. Una polvere bianca e sottile, ma poca. Non bastava ancora. Chiuso nel cesso, mi frugavo la testa, alla ricerca di una ciocca abbastanza liscia, abbastanza bionda. Calvizie incipiente. Nuca troppo scura. Ma sulle tempie, che lei una volta sola aveva accarezzato con le sue mani di farina, un ricciolo chiaro e perfetto. Con due dita, e con molta cura lo poggiai sul fondo del recipiente e lo frullai in mezzo alla polvere di unghie. Ora quello che avevo somigliava molto alla fecola di patate. Buttai tutto nel mixer. La bella palla di pasta ottenuta la avvolsi nella pellicola, le trovai un posto in frigo, ma questo non è difficile nel mio frigo, e me ne andai a fumare una sigaretta in balcone. Mentre la pasta riposava mi occupai con risolutezza del ripieno. Sciogliere il caffè solubile nel latte bollente. Sciogliere nel caffè solubile e nel latte cinque delle mie lacrime. Sputarci dentro non mi sembrava nè opportuno nè romantico. Quindi mi concentrai. Una sola volta avevo pianto per lei. E non erano lacrime tristi. Era una specie di commozione dovuta ad una insopportabile felicità. Non era successo niente fra me e lei. Nulla che lei avrebbe registrato nel suo diario o raccontato alle amiche, insomma. Ma si era lasciata andare, per circa due minuti aveva abbassato la guardia, e infilato le dita e il naso fra i miei capelli, senza dire nulla nè volere nulla. Tornando a casa non riuscivo a frenarmi e mi colava anche il naso. Nè riuscivo a rintracciare le ragioni delle sue carezze. Ma andava bene così. Lei mi piaceva, lei non mi dava speranze ma mi aveva in qualche modo regalato qualcosa. Le lacrime non si sciolsero subito, ma rimasero sospese sulla superficie unta del caffelatte. Poi si confusero. Misi nel mixer il burro con lo zucchero a sbattere fra loro, spaccai le uova sul bordo e le versai dentro. Nel minipimer misi le mandorle con un pò di farina e dopo averle tritate le unii all'impasto che ancora girava. Aggiunsi le lacrime sciolte nel caffè sciolte nel latte. Il composto era spumoso e fine. Accesi il forno. Adesso c'era solo da mettere la pasta dentro una teglia, e preparare la base che accogliesse il ripieno. Schiacciai la palla di pasta dal centro verso i bordi, cercando di renderla uniforme, e non lasciare bolle d'aria sotto la superficie. Volevo che avesse un bell'aspetto, ma soprattutto che sembrasse insospettabile. I mirtilli andavano lavati, e li lasciai sotto l'acqua corrente mentre versavo il ripieno dentro la teglia. Poi uno ad uno li feci affondare nel composto, calcandoli con le dita fino a poterne vedere solo una piccola parte rotonda, calcolando meticolosamente la proporzione fra le distanze. Infornai. Dopo 20 minuti la crostata andava tirata fuori, controllata, e rimessa in forno con della carta argentata sopra. Un segreto di mia madre per non far crepare la crosta. A quel punto mancava solo l'ultimo tocco, una spennellata di marmellata di more. Una spennellata del mio sangue in amore. Chiuso nel cesso, con le stesse forbici di prima e un bicchiere da rosolio mi praticai un foro sull'inguine. Cazzo faceva male. Faceva male come quando lei frenava la mia disinvoltura, o come quando mi salutava ripartendo sul suo motorino. O forse un pò di più. Comunque sia il sangue sprizzava, e non fu difficile riempire il fondo del bicchiere. Con le mutande macchiate e incerottato alla meglio tornai in cucina. A parte il fatto che non mi ero procurato nessun tipo di pennello per spennellare alcunché, il mio gioco era quasi finito. Con due dita e con il sangue scrissi il suo nome in una direzione. Tre lettere. Eva. Nella direzione opposta scrissi il mio, che non ci entrava tutto. Andai a capo. "Che cacata", mi venne da pensare. "Mi rovina tutto il simbolismo". Poi con il dorso di un cucchiaio spalmai sopra anche un pò di marmellata di more, come zuccherosa copertura alla mia colpevolezza. Abbandonai la mia creatura sotto il cestino del pane rovesciato e mene andai a dormire. Dormii per 14 ore, senza interruzione. Sognai di nuovo me stesso col cappello da cuoco, ma immerso in una distesa di marmellata di more, che si faceva fatica a restare a galla. L'unico altro essere oltre a me, una lontra disinvolta che se ne stava comodamente sul dorso e mi guardava, incrociando le zampe sulla pancia. Mi svegliai prima che mi rivolgesse parola. Martedì mattina salii le scale del suo palazzo, ripensando alla figura da minchione che avevo fatto la prima volta che mi portò a casa sua. "ma che bel vano scale" dissi. "Ma che bel vano scale". Si girò a guardarmi con un misto di sorpresa e di pietà sulla faccia e poi prese a salire senza commentare. Qualche ora dopo mi resi conto di quanto quello fosse stato un momento decisivo. Sul bel vano scale mi ero suicidato. A saperlo prima avrei detto "ma che bello il tuo culo quando sali le scale". O forse non avrei detto nulla. Comunque nulla sul vano scale. Mi accolse calorosa, e ancora in pigiama. Mi portò in cucina. Non aveva fatto colazione e mise su un caffè. Sembrava felice nella mattina del suo 25esimo compleanno. Io aspettavo solo che aprisse la torta. Aspettavo nella sua sorpresa e nella sua gratitudine una ricompensa per la mia maestria e un appagamento alla mia sofferenza inguinale. Faticavo a restare seduto. Scartocciò la crostata e spalancò gli occhi. Poi si strinse nelle spalle e mi guardò un pò più sorridente. Tolse il caffè dal fuoco e prese un coltello e due tazzine dallo scolapiatti. Tagliò due fette. Io ingoiavo la mia saliva sperando d'essere silenzioso. Primo morso. Sollevò i suoi grandi occhi e meli posò addosso. E disse solo "Non pensavo che tu fossi così".
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giovedì 27 settembre 2007
mercoledì 12 settembre 2007
Tutti in Messico!
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/scompare-peyote/scompare-peyote/scompare-peyote.html Lo so che è una stronzata, e che non melo sarei mai pigliato perchè non cresce nel parchetto sotto casa e io sono assai pigra...ma mi rattrista tanto! io amo tutti gli scrittori e i musicisti dediti alla mescalina e amo le foto dei beatles optical e scattate da avedon. Amo il misticismo di certi tossici, e amo gli occidentali affamati di sogni che fingono di inserirsi nei percorsi culturali altrui e averne gran giovamento spirituale... Saudade.. cià Helly belly
Pubblicato da daniela alle 10:48
venerdì 7 settembre 2007
traby trabs a Cagliari
Non vorrei dir nulla ma...guardate come sono belli e super super fescion Stata a sentire questi meravigliosi ragazzuoli sulla playa calariensis (?maybe?) l'altra sera. Suonano bene. Io non ascolto quasi nulla, perchè quasi tutto mi annoia, mi disgusta o mi dà fastidio. Lou Reed per il mio cuore e pochi altri per stagione. Ma i Trabant hanno un suono veramente sexi, potente, struggente e anche quel tanto rabbioso ed elettronico che basta. Ciò che più mi (vi?) diverte di ogni genere dai '60 agli ultimi '90 è stato rubato, amalgamato et sparacchiato. Molto gusto la versione live e molto felice di avere il disco. Sulla spiaggia faceva molto freddo. Altri avvenimenti della giornata di ieri: 1) Mi hanno bucato la testolina, estratto delle cose (credo fiori e stelline..si, fiori e stelline), e rappezzata con un filo di seta numero tre. Mi sento molto strana, ma aspetto con gioia di togliere il cerotto -che sembra un bollino di qualità ciquita- per poter rimirare con avidità la mia cicatrice fresca. E scattarmi qualche foto. 2)Ho assistito con allegra combriccola a jam session dentro casotto dei cessi pubblici in spiaggia. Qualcosa dentro di me si contorceva dalle risate. Quando qualcosa di simile succede a CA invece di far sembrare migliore la città di CA fa sembrare un branco di minchioni quelli che hanno fatto le stesse cose nelle città di londra e berlino o ny. Però è stato commovente vedere Giovanni urlare come animale. 3)Cornetto notturno con altre 11 persone. Piacevole la sensazione di spostarsi in gruppo. Sconosciuta per me che non giro mai in più di 3, e volentieri l'avrei tenuta per sempre. Sensazione di amore e euforia.
Pubblicato da daniela alle 23:24
giovedì 26 luglio 2007
martedì 24 luglio 2007
Pubblicato da daniela alle 20:49
venerdì 4 maggio 2007
HO LA FEBBRE!
Ho preso una brillante influenza intestinale!!! mi sto annoiando, venite a trovarmi. Tanto male, Tanti baci D.
Pubblicato da daniela alle 16:52
martedì 1 maggio 2007
Miei Cari
Pubblicato da daniela alle 21:12
martedì 24 aprile 2007
Berlino. E' giunta l'ora di leggersi la documenta di Kassel...prima che le pagine si sbriciolino
Pubblicato da daniela alle 00:29
domenica 22 aprile 2007
Oliviero Rainaldi e Pietro Ruffo
Pubblicato da daniela alle 10:57
Giuseppe Celi
Questo dolcissimo (e bravo) pittore mi ospita da oggi con le mie fotine su questa pagina. Andate a vedere i suoi quadri, che sono piacevolissimi, e butate un occhio alle mie fotine... Ciao! www.artecorrente.com/daniela_ionta.html
Pubblicato da daniela alle 10:42
domenica 15 aprile 2007
Le vite degli altri
Pubblicato da daniela alle 17:09
domenica 8 aprile 2007
Il Pranzo di Pasqua
Pubblicato da daniela alle 23:50
lunedì 2 aprile 2007
Non ami Roma?
No. Non lo so. è una domanda un pò difficile non credi? Passeggiando per villa Celimontana incontriamo Giorgio. Giorgio quella sera c'era anche lui alla festa dell'inaugurazione. In abito grigio con tanto di panciotto, abbronzatissimo e altissimo come si conviene in dicembre (?), distribuiva il suo biglietto da visita a cani e porci, e intratteneva il mio ragazzo già ubbriachissimo e dal sorriso molto ebete. Giorgio è un ragazzo molto fortunato, il papà infatti ha una agenzia di comunicazione, o pubblicitaria, o giù di lì, e lui può amabilmente permettersi di incontrarmi a villa Celimontana e dirmi che il mio insegnante e la sua socia, quelli che gli hanno prestato lo studio per farci i cazzi suoi, o del paparino, o comunque delle foto per la sua agenzia, e si permette di dirmi, dicevo, che loro non sono granchè simpatici. Che la tale socia è un pò aggressiva. Che comunque sono poco carini con le modelle. Riflettevo qualche giorno fa, di come quel mio insegnante che ha prestato il suo studio a Giorgio, sia completamente meritevole di tutto ciò che ha. E ciò che ha non è solo la sua arte, ma una buffa emozionante vitalità. E una vanità stortignaccola, di un passato assortito da raccontare. Giorgio, tu che cazzo hai fatto pr meritare quello che hai? Che cazzo hai fatto per meritarti di recriminare? Detesto questa città, dove incontri sempre le stesse facce, e le stesse facce tengono le briglie. Se quelle facce imponessero alle proprie bocche un rispettoso silenzio, odierei meno questa impudente razza magnona che si siede sui colli e sui monumenti, col grasso culo che scorreggia melancolicamente dove non deve. Vorrei stare in un posto dove il mio nulla e un nulla per bene. Un nulla posseduto da chiunque e a cui chiunque si adatta. In una città dove chi dirige i giochi evitasse di mostrare le ginocchia pelose in bermuda negli unici luoghi dove i poco scaltri proletari o la non agganciata classe media ha da riposare le sue frustrazioni. Io capisco perchè la Socia è una donna aggressiva. Giorgio capisce invece le radici della sua aggressività? A che pro sparlare... E tutti alla festa si chiedevano "ma chi cazzo è Giorgio?"
Pubblicato da daniela alle 00:54
sabato 31 marzo 2007
Dürer o Carracci?
Dürer.
Caro Carracci, Ma perchè? la mostra al chiostro del Bramante ha una didascalia da viaggio d'istruzione delle medie. Le tele sono accostate un pò per periodo e un pò per tema. Carracci. Ma chi era? La mostra confonde le acque e confonde il fruitore. Carracci umanista, poi barocco, poi nuovo Raffaello, poi oppositore di Caravaggio con i paesaggi, Caravaggesco nei ritratti, poi dipintore di Santi, e che altro ancora? attento al realismo eppure deformante come un primo Van Gogh. Spinto nell'europa dai mecenati e dagli stili sembra uscirne piuttosto confuso. Ma che dire. Io non lo conosco, e nemeno ho il piacere. Si gira per le sale chiedendo Pietà. Finalmente la pietà arriva. E' l'ultima tela e forse la più forte. Tutti gli sguardi si incrociano, gli occhi sono stroppicciati dal pianto e i gesti naturali. Il premio per la tela più divertente va alla Venere, con la schiena di Venere gentilmente interpretata dalla schiena del Ludovico Carracci. Venere appare come una casta preda, e intorno al lei si agita un fauno ammiccante e un puttino leccapatonze. La cupidigia del fauno viene invece temperata da un puttino reggicorna. Dürer è trascinante. La mostra è un pò strana. Dovrebbe essere basata fra il cofronto fra autori, ma davvero non si comprende su che cosa si basi questo confronto. Sembra una cosa un tantino arrangiata. Roma Firenze una linea rossa. Che cosa avete nei vostri sgabuzzini? Boh, qui avremmo un bacchino malato e due monete di bronzo romane. Bahf. Però Dürer. Tutti gli artisti Italiani sembrano affannarsi a copiazzare le sue stampe, ma nessuno ha quel tratto veloce e disinvolto. Questi personaggi da fumetto, quelle ambientazioni nordiche. I suoi alberi si contorcono con una certa naturalezza, gli animali saltano. Niente in lui ha un'aria composta o sospesa, e guardarlo è una gioia. vabò. ciaoPubblicato da daniela alle 20:06
venerdì 23 marzo 2007
brucerò all'inferno
Oggi il prete ha bussato per la benedizione pasquale. "non ne abbiamo bisogno, grazie", ho risposto. Una mia compagna di casa si è buttata fuori dalle scale ad inseguirlo..e l'ha trvato. L'ometto si è intrufolato subito in casa, posteggiandosi in corridoio. Poteva da lì così godere di una pittoresca vista sulle mie mutande e i miei calzini sporchi buttati al centro della stanza. Ho chiuso la porta. S'è risentito!!! Ha detto alla mia amica che se io pregassi il mio astio verso i preti andrebbe via, e capirei che cene sono anche di simpatici. ma io non odio i preti, io odio la pretofilia! hihihihi baci belli
Pubblicato da daniela alle 22:13
Non tutte le gatte partoriscono gattini ciechi
Pubblicato da daniela alle 19:32
Cinema a pacchi..
Pubblicato da daniela alle 00:40
mercoledì 21 marzo 2007
Neve su Roma
Ieri sera una grandine morbida morbida si è posata su tutti i tettucci delle macchine e su tutti i cascatoi dei marciapiedi. Guardavo San Lorenzo da casa di amici ed era tenero tutto quel bianco. La gente si scambia telefonate per questi eventi, e mi sembra molto buffo... Ho finito di leggere Franny e Zooey da quasi una settimana. Mi ha riempito di dubbi. Salinger dipinge due giovani, fratello e sorella, molto intelligenti, due ex bambini prodigio, col pallino della religione. Non dico che intelligenza e religiosità non possano ritrovarsi nello stesso corpo insieme ( in realtà si, perlopiù lo credo), ma mi stupisce enormente vedere che i due personaggi di Salinger, non sono solo banalmente intelligenti, ma anche pieni di senso critico verso il mondo, di ironia e di violenza. Insomma, sono due persone religiose che sopra il proprio credo costruiscono valori etici personali, e sono in buona fede. Mi rendo conto che quello che sto scrivendo possa sembrare molto ingenuo, ma devo dire che da atea quale sono, il fatto che il cattolicesimo possa essere vissuto così dalle persone mi sorprende, e per di più mi spiazza (cioè non so più cosa pensare nè della questione, nè di quella me stessa che si pone queste domande) che i due non siano persone, ma personaggi letterari, quindi? Quindi persone non esistenti. e da qui un altro pacco di domande: è Salinger che ha vissuto questi contrasti interiori? Qualcuno che lui ha conosciuto? i suoi fratelli? E' veramente utile spostare l'attenzione sulla biografia dell'autore per trovare un terreno saldo su cui mettere i piedi? Maledetti cattolici! Mi creano sempre problemi, e a dire la verità se un giorno mio figlio o mio nipote mi chiedessero un libro darei loro da leggere Lolita piuttosto che questo.
Pubblicato da daniela alle 08:58
domenica 11 marzo 2007
Guida per riconoscere i tuoi santi
Stasera, dopo una giornata veramente piatta e deprimente, mi sono regalata questo piccolo godimento. Il film è bello, intelligente, raccontato bene e realistico.
Un giovane scrittore americano torna al suo quartiere, il Queens di New York, e ritrova tutto ciò da cui è fuggito.
Poteva anche fuggire prima e risparmiare tanti casini a tutti!
La storia è bella, le manca qualcosa per essere completa, che cosa non so bene però.
Il mio vicino di posto puzzava rancido dalle scarpe da ginnastica e io mi sono buttata tutta sul fianco opposto.
Buonanotte a tutti.
D.
Pubblicato da daniela alle 23:52
venerdì 9 marzo 2007
Lettere da Iwo Jima
Pubblicato da daniela alle 00:31
Francesco Cocco
Pubblicato da daniela alle 00:03
martedì 6 marzo 2007
Borat
Pubblicato da daniela alle 01:06
venerdì 2 marzo 2007
strani accadimenti
ho voglia di raccontare due cose buffe e banali che mi sono capitate questa settimana. L'altra mattina ho fatto colazione con pane e marmellata, e mi sono portata dietro dalla dispensa della marmellata. Sono in realtà delle razioni monodose di marmellata, confezionate in un astuccio di cartone che ne tiene insieme quattro. Ne avevo un pacco già aperto ai mirtilli e uno da aprire alla fragola, ma quella mattina mi andava la fragola. Ho aperto la confezione e l'ho spalmata tra due fette di pane bianco e mela stvo gustando, quando con mia enorme sorpresa, e quasi raccapriccio, mi sono accorta dal pacchetto che avevo appena scartocciato ne mancavano due, non una! Mi sono bloccata. Mi sono guardata intorno per vedere che non ci fossero folletti o esseri misteriosi (non che io creda nella loro esistenza), e con la mente ancora torpida mi sono avventurata sotto i mobili della cucina alla ricerca di questa fxxxxxx marmellatina comparsa da sotto il mio naso.Ho controllato anche nella spazzatura, ma non c'era traccia. Mi sono riseduta e con il groppo in gola ho continuato a masticare il mio panino ripieno, congetturando una qualche discontinuità nel tessuto del reale, perchè ovviamente avevo anche come la percezione che nella confezione della marmellata ai mirtilli le marmellatine fossero aumentate di unarispetto ai miei calcoli. Dentro di me pensavo " ecco, ora che la realtà mi ha mostrato una falla nella sua continuità temporale cercherà di eliminarmi...di espellermi dal gioco perchè ho visto che non si riproduce uguale a se stessa in ogni momento.." Vabè... cmq la marmellatina alla fragola ancora non è saltata fuori. Secondo racconto. Sono tornata a casa alle dieci da una giornata molto densa, e ancora non avevo cenato. Mi mancava del tutto la fantasia, ma mi sono comunque trascinata in cucina per sbattere de uova nell'acqua bollente e tagliare un grappolo di pomodori. Leggevo "La versione i Barney", libro che ho regalato addirittura a mio fratello sulla fiducia, nella speranza di poterlo leggere in breve ancora prima di averne una mia copia, ed ero molto assorta, quand'ecco che fuori iniziano i fuochi d'artificio. Sono durati dieci minuti e a quel punto mi sono hiesta "chissà cosa accidenti si festeggia di così importante oggi..che giorno è?" mi sono alzata per accendermi una sigaretta e mi sono accorta che le uova, sbattacchiando l'una contro l'altra fra le bolle, producevano quel suono del tutto assimilabile ai fuochi d'artificio nel parco sotto casa. Ok sono scema. Stasera sono stata ad un bellissimo incontro all'istituto superiore di fotografia tra il professor Fragapane e il professor Marra, Roma VS Bologna. E' stato avvincente. Si sono misurate una visione romantica ed una visione positivista della vita da cui l'assemblea a trato molto gusto, tanto che alla fine quasi ci si prendeva a colli di bottiglia tra fotografi sostenitori del cambiamento portato in fotografia dal digitale e dai sostenitori di non cambia niente apparte i costi. Non è vero. Nessun collo di bottiglia. Le acque minerali erano tutte in plastica, ma l'ambiente si è surriscaldato, e io sono anche andata a fare un intervento, non chiarissimo in vero, ma che è sembrato molto chiaro ad un ragazzo che ha frequentato la scuola, che è venuto a complimentarsi, e devo dire che io trovo che lui sia davvero un grande. Non mi ricordo come si chiami, mi ricordo che è del viterbese, che sa con una ragazza sarda, che ha fama di scapestrato, che ama viaggiare, e che è stato un anno all'estero senza sapere nessuna lingua, tra parigi e dublino e da questa esperienza ha riportato delle polaroid bellissime, colorate e suggestive, e che la solitudine lo ha iniziato a scoperte letterarie e cinematografiche. Bè mi fa simpatia e sono contenta per lui. Buonanotte.
Pubblicato da daniela alle 00:31
mercoledì 28 febbraio 2007
Corviale e il papero pazzo
Giornatina piena, due colloqui con professori diversi. Mi sono immersa di nuovo nella vita universitaria, si, ma degli altri, come in un bagno turco entrare nella vasca sbagliata e dopo essersi sedut in braccio al vecchio artritico di turno chiedere scusa..sono scivolata in mezzo alla gente tutta compresa nel suo ruolo, e il ticchettio dei miei tacchetti e la cartella floscia mi hanno fata sentire in età di prepensionamento... ma forse la legge biagi ha eliminato anche questa possibilità, bahf. Ho inseguito nell'atrio del palazzo il professore, e gli ho dato le foto che mi ha chiesto, e mi ha detto "ti faccio sapere lunedì", brillante!ma che cosa? non ho assolutamente inteso che cosa ne voglia fare, mele compra? mi affida un lavoro? sono capace di stare in piedi per un'ora su un piede se melo si chiede per la mia prima singolare commissione.. pranzato con l'uomo in un posto scicchettissimo ma trasandato, la proprietaria-cameriera aveva una treccia alla romina power, e il posto era uno di quegli wine bar libreria, con settore viaggi e torta alle noci fresca fatta dalle splendide manine dell'altra lavapiatti-proprietaria cassiera, dove ti chiedono se hai gradito, con porzioni micregnose, ma con fagioli all'occhio e pane con seminidi sesamo dentro, nella mollica!non nella crosta, che giustificano il prezzo del pasto e del coperto.Ho preso un'insalatina... Ridevamo, ma la torta era buonissima, e ci samo cmprati anche un libro divulgativo su Marco Polo scritto da uno di quei critici inglesi della Penguin Book...divertente e pieno di immagini del Kublai Khan (ma si scriverà così), dei mongoli feroci in battaglia e ritratti di nobili tartari a cavallo. Sono stata ad una mostra nel pomeriggio, e ho scritto un bruttissimo articolo che dovrebbe essere la mia presentazione ad una rivista per un progetto di collaborazione. Dopo aver spedito l' e-mail mi sono resa conto che è un mostro! "signorina, forse se lei imparasse l'italiano ci sarebbe una qualche possibilità..." eccovelo Su otto grandi pannelli di un metro e mezzo per uno è spalmata la visione frontale del famigerato complesso architettonico di Corviale, più prosaicamente soprannominato dai romani “Serpentone”, che dall’epoca della sua realizzazione ad opera di Mario Fiorentino e il suo team di architetti è al centro delle polemiche. Andrea Jemolo (Roma, 1957) torna sulla città di Roma, ma questa volta non ci racconta la Roma Barocca con le sue volute sensuose o Roma nei suoi cantieri futuribili, ma una città diversa, secca e fredda come i platani ritratti in primo piano. L’attenzione si concentra sulla vita quotidiana, su un istante di una mattina d’inverno, una di quelle mattine fredde, grigie e comuni. La descrizione puntuale della facciata, con una subisso di piccoli particolari all’apparenza casuali, ci fa entrare all’interno di questa quotidianità, passando per le finestre, ognuna delle quali racconta una vita. Antenne satellitari, serrande malfunzionanti e oblique, vasi sbattuti dal vento tettoia più in basso insieme a biancheria intima anonima, e ancora lenzuola lasciate a prendere aria. Una maglietta della Roma pende al bordo di una finestra e una rete da letto matrimoniale occupa l’uscita delle scale di uno dei cortiletti di socializzazione. L’impressione, a poter prendere le distanze sarebbe quella di un alveare grigio a bande rosse, ma la collocazione dell’opera impedisce una visione totale dell’immagine, trovandosi su una parete del corridoio davanti alle porte antincendio, e non ci si può sottrarre alla parcellizzazione, all’osservazione minuta e neorealista. Quello che potrebbe essere uno sguardo neutrale, inteso nella scelta dell’inquadratura e nella freddezza della luce, diventa allora denuncia. Come cicatrici sulla superficie omogenea della facciata vediamo alcuni appartamenti mostrare blocchetti da cantiere al posto dell’intonaco, e torna alla mente la storia del quartiere: l’abbandono del progetto per anni, l’occupazione delle case e la tarda promessa di una riqualifica territoriale. Intorno al palazzo ritratto non c’è panorama, come ad indicare l’isolamento cui è stata condannata questa zona della città, un isolamento che nato con intenti utopistici di autosufficienza per le necessità abitative e sociali dell’uomo, si è rivelato isolamento culturale. Del modernismo resta solo il cemento armato. Bella prova..menomale che ho altre qualità.
Pubblicato da daniela alle 22:01