martedì 24 aprile 2007

Berlino. E' giunta l'ora di leggersi la documenta di Kassel...prima che le pagine si sbriciolino

Cari compagne, cari compagni
la vostra compagna cronista sta per essere inviata come relatrice nella gloriosa DDR. Il suo punto d'osservazione sarà la Erich-Weinertstrasse, ma per meglio individuare i nemici del Partito, quelli più pericolosi, i fuoriusciti, attraverserà la cortina di ferro in treno.
Insomma, sono felicissima!
Questa domenica io e il mio ragazzo abbiamo girato la città sulle orme di FotoGrafia (http://www.fotografiafestival.it/ ), la nostra ultima tappa è stata il mezzanino giallo della stazione termini, dove stavano esposte le foto di Nuovi e Nuovissimi topografi.
Dopodichè, tanto per informarci, abbiamo fatto un salto alla biglietteria internazionale.
Erano rimasti 5 biglietti in superoffertona da Roma a Berlino, le tariffe più basse per una estate da supergiovini, insomma, e con un astuto colpo di mano ho convinto il mio ragazzo a comprarli!
Dopo di chè ho richiamato una certa signora toscana, che per fare uno sfregio a tutti i tedeschi che si appollaiano sulla valle del chianti, si è comprata una casa al centro di berlino, vicino al viale delle castagne. La signora in questione avrei dovuta contattarla intorno all'11 aprile, ma aspettavo che il mio ragazzo uscisse dalla catatonia e si decidesse a comprare i biglietti. Ovviamente io avrei voluto partire con la compagnia più lowcost di tutte in aereo, perchè per quanto faccia molto Lawrence, a me di stare 24 ore su un treno non mene dice. Ma lui si è lamentato tanto che ha vinto. In compenso avevo tentato di accollargli questa parte dei preparativi, ma come è ovvio...
Un proverbio russo dice "se vuoi che una cosa sia detta, scegli un uomo. se vuoi che una cosa sia fatta, scegli una donna".
La signora tosca ci ha tenuto un giorno e mezzo sulle spine, e poi ci ha fatto sapere d aver ricevuto "proprio in questi giorni" altre richieste per lo stesso periodo, ma che in qualche modo, se noi fossimo stati lesti a pagare la caparra, ci avrebbe accordato la precedenza.
Litigando con la tecnologia bancaria più avanzata alla mezzanotte di questa notte sono riuscita ad inviare alla sospettosa un vaglia online.
Speriamo bene...Sogno un viale pieno di castagne e una metro dal nome U2 che invita alla partecipazione più spinta!
Detto ciò,
avrei voluto tanto parlarvi delle cose che ho visto al festival internazionale, ma invece elencherò il mio tragitto, perchè sarebbe davvero un post troppo lungo:
-Museo Intrastevere
word press photo;
il 77
-Ara Pacis
i nuovi topografi si scelgono dei nipotini tra i nuovi fotografi (a volte inspiegabilmente..quel tipo che fotografa tapparelle storte merita tanti calci in bocca quanti denti ha);
orrende foto di ex voto
-Termini
alluvione 60 anni fa;
terre di riforma (la puglia..bellissima);
i resti di battaglie famose del risorgimento (credo..sicuramente il mio ragazzo sa di quand'è la battaglia di magenta, ma quando mi scopro così ignorante taccio per non farlo disamorare) oggi;
ex cementifici e reattori nucleari a fotoshop rivelano meraviglie.
Buonanotte

domenica 22 aprile 2007

Oliviero Rainaldi e Pietro Ruffo

qualche giorno fa Ottavio Celestino ( http://www.ottaviocelestino.com/home.htm ), ci ha fatto fare un'incursione dentro il pastificio cerere.
Dalla finestra del bagno e dalla sala computer abbiamo una vista sullo studio di uno scultore, quando la porta è aperta. Questo Scultore è Oliviero Rainaldi. Le sue opere, viste attraverso il filtro della proibizione mi hanno sempre affascinata, e anhe la sua persona..è un tipo a metà tra john fante e pippo baudo (o mio dio l'ho scritto!!!), nel senso che ha quei bei lineamenti abruzzesi decisi alla john fante ma una stazza simile a quella di pippo baudo, con delle ciocche di capelli lunghe incrostate di polvere di marmo, che rimangono siggilate nel loro tuffo all'indietro, e degli occhialini sottili rotondi che fanno proprio parigi 1950. Anche i pantaloni con le piences e la camicia chiara a metà manica fanno 1950.
Per quanto riguarda le sue opere..ecco...avete mai visto qualcosa di imobile compiere gesti impercettibili? sotto il trscorrere delle ombre e delle luci naturali che riempiono lo studio, le sue figure umane, che fanno pensare ai fantasmi, o agli incontri fugaci in cui i lineamenti si perdono, compiono impercettibili rotazioni, piccoli gesti.
Con noi è stato gentile, ci ha accolte (eravamo 5 studentesse della scuola) come se fossimo vicine di casa, con semplicità ma una certa diligenza (insomma ci ha degnate utte della medesima attenzione..), e ci ha regalato un atalogo a testa...Noi celo siamo fatte dedicare (che sceme buffe!!!!)
Pietro Ruffo è invece un giovinotto col barbone scuro e gli occhi limpidi.
Ha uno studio che per metà sembra occupato da scatoloni, per un'altra metà dalle sue opere. Ne usa una, un disegno su una carta auto-portante (piegata in modo da regersi in piedi da sola), come paravento, per isolare la sua scrivania. sull'ingresso poltrone di design fingono di non essersi rifatte il trucco, mezze ciancicate e impolverate.
Bè entriamo e interrompiamo il suo lavoro, ci sediamo sulle poltroncine, e lui, che raccoglie la concentrazione e per un momento sembra tutto inteso nel suo ruolo d'artista. Allora, con alcune incertezze ci parla dei suoi ultimi lavori, ce li fa vedere (d'altra parte la stanza li rigurgita..appesi appoggiati, o avvolti nel millebolle, ci circondano e chiedono attenzione) celi spiega..anzi, per meglio dire si spiega: un pò ci rivela i concetti che ci sono dietro un pò celi nasconde per misurare quanto siano forti le sue capacità comunicative come artista.
Sembra essere molto soddisfatto quando sene dà la lettura corretta.
Parliamo del concetto di rilievo, di scala geografica e antropologica.
Parliamo di alcuni ultimi suoi lavori che riguardano questo tema, uno del 2003 che accosta città prese dal satellite e macro di fiori, uno dediato alla biblioteca mercede (site specific)e quell sulle bandiere.
Ci dice che all'attuale la critica lascia molta libertà all'artista di esprimersi, che l'impotante è il concetto, ma il tratto, lo tile, la riconoscibilità hanno perso molto in valore.
Sembrava stare un pò come davanti ad una platea di intervistandi...
ma è stato comunque il più genuino possibile visto la natura dell'incursione (inaspettata!).
Tra i due artisti lo scarto generazionale è forte, emanano forte della loro epoca, e averli accostati in una mattina lo ha fatto balzare fuori.
Mi sono divertita un pò.
Ciao ciao occhi belli

Giuseppe Celi

Questo dolcissimo (e bravo) pittore mi ospita da oggi con le mie fotine su questa pagina. Andate a vedere i suoi quadri, che sono piacevolissimi, e butate un occhio alle mie fotine... Ciao! www.artecorrente.com/daniela_ionta.html

domenica 15 aprile 2007

Le vite degli altri

L'ispettore Derrik muore di invidia.
Il film è molto molto carino. Il mio è un cuore inaridito è ipercritico, eppure sono state tante le cose che mi hanno commossa durante la visione. Prima di tutto la fotografia. Una qualità dell'immagine che potrei dire nostalgica, e una sottoesposizione continua degli ambienti, dei visi, una sorta di viraggio dei colori, che fa tutto ocra e blu, una granetta talmente suadente..YUM!, che fa pensare appunto all'ispettore Derrik dall'altra parte del muro.
L'ambientazione è quasi borghese, siamo ai piani alti della DDR, tra i privilegiati, tra la gente di successo.
Il film riprende molte questioni, dalla posizione dell'artista sotto un governo mecenate e censore, alle questioni di politica e morale, e ne tratta rifrangendo i punti di vista possibili su ognuno dei personaggi. L'effetto di questa scelta è che ognuno di loro diventa protagonista, e allo stesso tempo l'assenza di uno solo di loro creerebbe una lacuna importante nella tessitura unitaria del discorso e della trama.
Ci sono poi momenti di tensione, momenti di speranza e di tenerezza.
E' uno di quei rari film che chiama alla partecipazione emotiva chi guarda, ma lo fa senza ammiccare, quasi per ovvia aderenza all'umano.
Racconto solo le impressioni, altro non voglio dire, per non sottrarre lo stesso piacere che io ho provato a chi andrà a vederlo.

domenica 8 aprile 2007

Il Pranzo di Pasqua

Il Pranzo di Pasqua costa sempre alla mia coscienza circa un'ora di tapiro urlante.
Durante quest'ora io leggo tutto ciò che trovo a casa.
Ma perchè mio padre legge l'espresso?
In questo numero Pansa intervista Fassino.
Questa si che è una giusta punizione per i miei bagordi.
Buonanotte mangioni

lunedì 2 aprile 2007

Non ami Roma?

No. Non lo so. è una domanda un pò difficile non credi? Passeggiando per villa Celimontana incontriamo Giorgio. Giorgio quella sera c'era anche lui alla festa dell'inaugurazione. In abito grigio con tanto di panciotto, abbronzatissimo e altissimo come si conviene in dicembre (?), distribuiva il suo biglietto da visita a cani e porci, e intratteneva il mio ragazzo già ubbriachissimo e dal sorriso molto ebete. Giorgio è un ragazzo molto fortunato, il papà infatti ha una agenzia di comunicazione, o pubblicitaria, o giù di lì, e lui può amabilmente permettersi di incontrarmi a villa Celimontana e dirmi che il mio insegnante e la sua socia, quelli che gli hanno prestato lo studio per farci i cazzi suoi, o del paparino, o comunque delle foto per la sua agenzia, e si permette di dirmi, dicevo, che loro non sono granchè simpatici. Che la tale socia è un pò aggressiva. Che comunque sono poco carini con le modelle. Riflettevo qualche giorno fa, di come quel mio insegnante che ha prestato il suo studio a Giorgio, sia completamente meritevole di tutto ciò che ha. E ciò che ha non è solo la sua arte, ma una buffa emozionante vitalità. E una vanità stortignaccola, di un passato assortito da raccontare. Giorgio, tu che cazzo hai fatto pr meritare quello che hai? Che cazzo hai fatto per meritarti di recriminare? Detesto questa città, dove incontri sempre le stesse facce, e le stesse facce tengono le briglie. Se quelle facce imponessero alle proprie bocche un rispettoso silenzio, odierei meno questa impudente razza magnona che si siede sui colli e sui monumenti, col grasso culo che scorreggia melancolicamente dove non deve. Vorrei stare in un posto dove il mio nulla e un nulla per bene. Un nulla posseduto da chiunque e a cui chiunque si adatta. In una città dove chi dirige i giochi evitasse di mostrare le ginocchia pelose in bermuda negli unici luoghi dove i poco scaltri proletari o la non agganciata classe media ha da riposare le sue frustrazioni. Io capisco perchè la Socia è una donna aggressiva. Giorgio capisce invece le radici della sua aggressività? A che pro sparlare... E tutti alla festa si chiedevano "ma chi cazzo è Giorgio?"