venerdì 23 marzo 2007

Cinema a pacchi..

Dovrei parlare di questo film, perchè è esattamente il film che aspettavo di vedere da settimane, e che aspettavo per scrivere qualcosa di interessante.
Il film in realtà non dice nulla di stupefacente. Anzi, secondo me sono stati anche abbastanza ottimisti e moderati. Ha un bellissimo montaggio, gli attori sono dei fighi, eppure non mi convince. E' un pò sfuggente. Doveva essere un film partigiano e viene da chiedersi, ma PARchè? ma PAR chi?
Parliamo invece del fatto che sto pirateggiando con e-mule e che mi sto scaricando tutto truffaut!
qualche giorno fa ho visto l'ultimo metrò, e ieri notte dopo il cinema, per puro caso, ho visto la mia droga i chiama julie.
Dico per puro caso perchè non ero a conoscenza del fatto che tra i due film ci sono dei meravigliosi richiami filologici. Il nome della protagonista femminile, Marion (Marianne pronunciato con adenoide francese forse?), l'attrice protagonista, una deliziosa Deneuve senza ancora il sopraccigliostupefatto, e le caviglie più golose che la cinematografia ricordi, nonchè alcune delle battute più sgraziate: tutta la questione dell'amore come gioia e sofferenza. Spero solo che sia tutta colpa della traduzione italiana, perchè nel dire che guardare il volto dell'amato è una gioia un giorno è una sofferenza il ciorno appresso, è una cosa banale e maldetta anche nel 1968, e in ogni caso l'anno detta meglio Archiloco, Saffo e Catullo.
Penso che ci sia dell'ironia, dunque.
Non solo, ma la protagonista di questi film si trova sempre tra jul e jim, ovvero felicemente contesa tra due uomini.
Non so se valga solo per me, ma un pò questa supposizione di truffaut, che una donna non sappia mai scegliere tra due uomini, che una donna abbia due nature, e soprattutto che le donne non sappiano distinguere tra amore e tenerezza, mi fa un pò incazzare. E mi fa incazzare perchè suppone bene.
L'ultimo metrò più che L.M.D.S.C.J. mi è sembrato uno di quei film che ti fanno dire: ecco l'autore nella sua maturità artistica. Trai suoi che ho visto (che non sono pochi, ma saranno sempre pochi rispetto a quelli che mi mancano da vedere), fino a questo momento mi sembra l'unico conchiuso (non ci sono troppi "finali" in Truffaut, piuttosto dei "FINE"), Con una costruzione che non si slabbra, non lascia dubbi, e con i dialogi meno surreali. I dialoghi surreali li infila tutti nei pezzi di teatro raccontati nel film.
Un'altra cosa che proprio mi diverte in questo regista è il suo modo di vedere il sesso: è proprio un sesso con la maglietta a strisce e il basco blu! Quando il sesso compare nei suoi film vuol dire sempre e solo una cosa: sesso! Due persone si desiderano, ed è semplice, lo fanno e basta, lo fanno durante il loro primo bacio. Possono essere turbati dal nazismo, o allegri come una coppia appena sposata, ma il sesso non ha mai un significato altro, morboso o nascosto. Un rapporto nascosto, un'intesa speciale viene rivelata dal gioco di sguardi in scene successive piuttosto, come se il sesso fosse niente altro che un incontro particolare, il cui senso profondo si esplicita con il tempo.
mica come quel morboso cane andaluso di Bunuel! qualcuno mi metta l'accento circonflesso, per favore.
Buonanotte

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